Autismo e disturbo dello spettro autistico: si parla della stessa cosa?
Negli ultimi anni, termini come "autismo" e "disturbi dello spettro autistico" sono diventati sempre più comuni per diverse ragioni. La diffusione nell’uso di questi termini è dovuta, in primo luogo, all’aumento delle diagnosi che si è avuto negli ultimi decenni, ma un ruolo cruciale si deve, per fortuna, anche alla maggiore consapevolezza e sensibilizzazione sul tema, con campagne educative, giornate mondiali e l’impegno di associazioni e gruppi di volontari che portano l’autismo all’attenzione dell’opinione pubblica, riducendo lo stigma associato alla condizione.
Nonostante la crescente familiarità, oggi usiamo questi due termini in modo intercambiabile, ma è davvero corretto farlo? La differenza tra autismo e disturbi dello spettro autistico è solo una questione di semantica, o c'è qualcosa di più profondo che dovremmo capire?
Differenza tra autismo e disturbo dello spettro autistico: definizioni a confronto
Il dualismo tra "autismo" e "disturbi dello spettro autistico" riflette il divario tra il linguaggio comune e quello scientifico. Nell’uso colloquiale prevale spesso la componente convenienza e familiarità, pertanto termini più brevi, semplici e riconoscibili – come appunto “autismo” – tendono ad essere preferiti al di fuori del contesto medico e diagnostico.
L'uso del termine "autismo" risale agli anni '40 del XX secolo, quando il pediatra Leo Kanner lo utilizzò per la prima volta per descrivere un gruppo di bambini che mostravano gravi difficoltà nella comunicazione sociale e assumono comportamenti ripetitivi. Kanner osservò che questi bambini vivevano un apparente isolamento dal mondo esterno, una caratteristica che definì il quadro clinico dell'autismo classico. Tuttavia, con il passare dei decenni, gli specialisti si resero conto che i sintomi dell'autismo potevano manifestarsi in un'ampia varietà di forme e intensità, portando all'idea di uno spettro.
Nel 2013, con l'introduzione del DSM-5, il concetto di disturbi dello spettro autistico venne finalmente formalizzato, abbandonando le vecchie sottocategorie come la sindrome di Asperger, il disturbo disintegrativo dell'infanzia e il disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (PDD-NOS), unificandole sotto un’unica diagnosi di ASD. Il DSM-5 ha riconosciuto che le manifestazioni dell'autismo possono variare notevolmente da individuo a individuo, sia in termini di tipologia che di gravità dei sintomi. Questo nuovo approccio riflette una comprensione più approfondita e sfumata della condizione, permettendo una diagnosi e un trattamento più personalizzati.
Come migliorare la qualità della vita dei bambini con autismo
Nonostante queste evoluzioni significative, le campagne di sensibilizzazione e le risorse educative, come l’offerta di fiere, eventi e corsi di formazione promossi da Garage94, sono fondamentali per migliorare la comprensione dell’argomento, ma il cambiamento nella terminologia richiede tempo per essere adottato completamente.. Il linguaggio evolve con la nostra comprensione delle condizioni mediche, e l'uso del termine "autismo" in modo intercambiabile con "disturbi dello spettro autistico" riflette una fase di transizione nel modo in cui parliamo della condizione. Riconoscere e comprendere queste dinamiche ci aiuta a navigare meglio nel complesso panorama della terminologia legata all'autismo.